Il 30 Marzo proprietari e gestori di strutture alberghiere ed extralberghiere ricevono una mail da Booking.com nella quale si comunicava che a partire dal 1 maggio 2023 sarebbero variate le modalità di applicazione dell’Iva alle fatture per le commissioni e Fare, Federazione associazioni ricettività extralberghiera, chiede subito chiarimenti, 

Si legge in premessa nella email: “A partire dal 1° maggio 2023, se non ci hai fornito un numero di partita IVA valido per le transazioni nell’UE, applicheremo l’IVA alle fatture delle commissioni che ti inviamo, in conformità con il regolamento UE 282/2011. Se applichiamo l’IVA, la verseremo integralmente alle autorità fiscali italiane. Ciò non incide sull’IVA applicata al prezzo del soggiorno pagato dagli ospiti, bensì riguarda solo le fatture delle commissioni che noi inviamo a te”.

Quindi Booking.com chiarisce:

  • Se ci fornisci un numero di partita IVA valido per le transazioni nell’UE, non applicheremo l’IVA alle fatture delle commissioni che ti inviamo. Rimarrai invece responsabile tu di dichiarare l’IVA che potresti dover versare autonomamente alle autorità fiscali italiane.
  • Se non ci fornisci un numero di partita IVA, o se ce ne fornisci uno non valido per le transazioni nell’UE, applicheremo l’IVA del 22% alle fatture delle commissioni che ti invieremo a partire dal 1° maggio 2023. Verseremo l’IVA alle autorità fiscali italiane per intero.

Affinché il tuo numero di partita IVA sia considerato valido per le transazioni nell’UE, deve essere convalidato nel VIES (sistema per lo scambio di informazioni sull’IVA) della Commissione Europea. Dopo che ci avrai fornito il tuo numero di partita IVA, il nostro sistema verificherà se può essere convalidato nel VIES.

Immediato il passaparola soprattutto tra proprietari e gestori di strutture extralberghiere a conduzione famigliare senza partita Iva. Chi può ha chiarimenti dal proprio commercialista, altri fanno fatica a comprendere. Da qui l’intervento di Fare, Federazione associazioni ricettività extralberghiera.

Abbiamo voluto inviare una richiesta di chiarimenti a Booking.com  in quanto, dopo una attenta analisi delle informazioni riportate sia nella comunicazione che sul loro sito, abbiamo subito notato che un aspetto molto importante di questo cambiamento non era stato considerato – si legge in una nota della Federazione – Ci riferiamo nello specifico al costo di transazione che viene pagato dagli operatori che scelgono di gestire i pagamenti tramite il portale. Questo costo (1,3%) viene addebitato nella stessa fattura che si riceve per le commissioni e non è chiaro se anche su questo sarà addebitato il 22% di iva. Gli operatori che scelgono questa forma di pagamento si sentono più tutelati e preferiscono pagare per questo servizio che, se venisse espletato tramite un intermediario quale ad esempio un istituto bancario non sarebbe soggetto all’Iva”.

Fermo restando che siamo assolutamente favorevoli all’adeguamento del portale nei confronti del Regolamento Europeo e che finalmente venga versata l’Iva nel nostro Paese – dichiara il Presidente F.A.R.E. Delia di Maio riteniamo però che le modalità con cui è avvenuta la comunicazione non abbiano tenuto conto di un fattore molto importante che nel nostro settore è fondamentale: le tempistiche. Non conosciamo i termini degli accordi presi e soprattutto quando sono stati fatti, ma riteniamo molto plausibile che questi non possano essersi conclusi in tempi rapidi. Sarebbe stato opportuno valutare questo aspetto con molta più attenzione perché questa aggiunta del 22% sulle commissioni per molti gestori, in particolar modo quelli non imprenditoriali a conduzione familiare, diventerà un costo da sostenere non potendo scaricare l’Iva. Per altre categorie invece sarà un doppio costo considerando che sarà anche tassato in fase di dichiarazione dei redditi”.

Sappiamo bene che la maggior parte delle prenotazioni per la stagione estiva viene effettuata con largo anticipo per usufruire di tariffe più convenienti o sconti per i soggiorni – continua la presidente – Si sarebbe dovuto dare il giusto tempo agli operatori per adeguare le proprie tariffe in tempo utile. Ora, ironia della sorte, abbiamo moltissime prenotazioni che non possono essere modificate e sulle quali si aggiunge un costo in più non calcolato. Queste sono azioni che vanno programmate per tempo e per tempo, nel nostro settore, non equivale a 20 giorni”.

Nella nostra richiesta abbiamo voluto anche sottolineare questo aspetto – conclude Di Maio – chiedendo a Booking.com la possibilità di prevedere azioni che possano, almeno per una volta, essere a favore degli operatori e non sempre e solo dei viaggiatori”.