Soggiornare 48 ore a Bruxelles, magari perché diretti per lavoro al Parlamento europeo, è già un tempo sufficiente per visitare la città e sentirne le sue tante anime.
La prima percezione che si avverte nella capitale belga è quella di essere in una città cosmopolita dall’architettura moderna, a tratti severa, essenziale, calvinista. Questo però può rendere anche difficile un racconto perché non esiste un’unica identità, ma varie, che possono travolgerti in un insieme di echi.
Nel Quartier Européen vivono e lavorano politici, giornalisti, diplomatici, lobbisti. E’ la sede del Consiglio Europeo, del Parlamento Europeo (diviso a metà con Strasburgo) e della Commissione Europea nel noto palazzo Berlaymont. Per noi italiani, trovarsi davanti la sede del Parlamento europeo è emozionante: l’edificio porta in alto la scritta di un nome italiano, Altiero Spinelli, uno dei fondatori dell’Unione Europea. All’interno si noterà il nome e la foto di un altro politico italiano illustre, Aldo Moro, a cui è stata dedicata una sala. Oltre alla foto del giornalista David Sassoli tra i presidenti del Parlamento europeo della storia.
Entrare nel cuore dell’Unione Europea è come trovarsi in un enorme open space, una moderna Babele, in cui tanti volti e tante lingue convivono nella frenesia di arrivi e partenze. Sembra di essere più in un grande hotel o in un aeroporto che in una sede istituzionale. Una stazione di passaggio, dove i rappresentanti di ogni Stato componente, si incontrano per prendere decisioni molto importanti.
Oltre al Quartier Européen, a Bruxelles è presente una consistente comunità di polacchi, di turchi di seconda e terza generazione e una comunica congolese, eredità del passato coloniale belga. Senza dimenticare la presenza dei fiamminghi e i valloni.
Prima tappa del viaggio da turista: la Grand Place, la piazza che lo scrittore francese Victor Hugo considerava la più bella del mondo. Un gioiello di stili architettonici diversi, unica al mondo, tanto da essere Patrimonio dell’Unesco dal 1998. A luglio e agosto si svolgono due importanti celebrazioni: l’Ommegang, una rievocazione storica in costumi d’epoca e la Tapis de Fleurs, infiorata di begonie che ogni due anni occupa per intero il perimetro della piazza.
Il fascino della Grand Place è legato alla sua monumentalità. Edifici storici della città come l’Hotel de Ville, il Municipio in stile gotico con la statua in alto alla torre di San Michele Arcangelo, patrono della città e la Maison du Roi, un palazzo neogotico, appartenente al potente Ducato di Brabante. Qui veniva in passato venduto il pane, il nome fiammingo infatti è ‘Broodhuis’. Oggi le sue sale ospitano un museo in cui sono conservati gli abiti donati nel tempo alla Manneken Pis, la statua del ‘Bambino che fa pipì’, monumento che è stato eletto simbolo dell’irriverenza e socievolezza degli abitanti della capitale belga. La statua dello scultore barocco Jérôme Duquesnoy il Vecchio è collocata all’interno di una sontuosa nicchia in stile rococò in un incrocio vicino alla piazza. Il ‘bimbo’ è molto amato in città tanto da vestirlo a festa come un nobile in occasioni speciali con medaglie e onorificenze. È usanza per tutti i capi di Stato in visita ufficiale a Bruxelles rendergli omaggio. Manneken Pis racchiude tutto il lato ironico della città tra folklore e leggenda. La fantasia di trovare un’interpretazione sull’origine della statua lo dimostra. Esistono tre versioni. Si narra che sia un omaggio alla città fatto da un padre, talvolta si dice madre, in visita a Bruxelles che aveva perso il figlio e riuscì a ritrovarlo mentre ‘urinava’ con l’aiuto dei cittadini. Un’altra racconta di un ragazzino che durante un assedio salvò la città da un bombardamento urinando sugli esplosivi degli avversari. Per ultima quella che lo rende palatino della nobiltà, che parla di un ragazzino che si svegliò per un fuoco e lo spense urinando, in questo modo salvò da un incendio il palazzo del re.
Dopo aver ammirato gli edifici neoclassici della Grand Place, imboccando la strada a destra del bar Roi d’Espagne, la rue au Beurre vi troverete davanti la Chiesa di San Nicola in stile gotico e il palazzo della Borsa in stile neoclassico.
Da non perdere tra i monumenti della città la chiesa Notre Dame du Sablon e il Palazzo Reale, residenza ufficiale del sovrano dal 1831, edificato in uno stile che richiama i fasti della monarchia francese di Luigi XVI. Si ricordi anche che dal 1993 al 2013 un’italiana ha indossato la corona in Belgio, la regina Paola Ruffo di Calabria, consorte del re Alberto II.
Di grande valore artistico anche la cattedrale di Saint Michel e Santa Gudula, in stile gotico all’esterno con influssi rinascimentali e barocchi all’interno.
Il fascino di Bruxelles consiste nel contrasto tra il grigio rigore e il verde dei parchi, il giallo e il bianco dei tulipani e dei narcisi, il rosa delle magnolie. Gli eleganti palazzi in stile Art Nouveau come il Museo Magritte, dedicato al padre del Surrealismo, René Magritte, con le sue nuvole galleggianti tra l’azzurro del cielo. Quasi un bisogno di evadere verso l’azzurro di un cielo sognato. Forte attrazione è anche il Museo degli Strumenti Musicali, i Musei Reali di Belle Arti del Belgio e il Museo del Fumetto. Quest’ultimo è stato inaugurato nel 1989 e le sue sale con il tetto in vetro in un ex magazzino tessile portano la firma del genio dell’architettura belga Victor Horta. Per gli appassionati del Comics, qui si possono ammirare i Puffi, Tintin, Lucky Luke e tanti altri.
Distante dal centro si può visitare una Bruxelles moderna con l’Atomium, una costruzione in acciaio che rappresenta i nove atomi di una molecola di ferro. È stato costruito in occasione dell’Esposizione universale del 1958. Mille metri di altezza con vista panoramica sulla città e sede del Museo della scienza.
La gastronomia di Bruxelles risente del melting pot cittadino e del retaggio coloniale. Non si spiega diversamente il piatto tipico: Moules e frites, cozze e patatine fritte, servito in tutti i ristoranti e nelle friggitorie. Tipico del posto anche Lapin aux pruneaux , coniglio con salsa alle prugne, servito nei ristoranti più raffinati della città e la Carbonade flamande, uno stufato di manzo o vitellone in farina, strutto e birra e il Waterzooi, stufato di pollo, una volta piatto di pesce di derivazione fiamminga. Come dolci i waffle e la cioccolata, in particolare la Praliné. Molto importante anche la birra. Leffe è il marchio più famoso, ma non mancano produzioni artigianali di grande livello. Un locale molto frequentato dai turisti per la sua varietà di birre è il Delirium Cafè in via Impasse de la Fedélité/Getrouwheidsgang, a pochi metri dalla Grand Place. Un locale all’interno di una struttura del XVIII secolo che riprende il suo nome dalla birra Delirium Tremens, che ha come simbolo un elefante rosa. Questo cafè ha più di 2500 tipi provenienti da oltre 60 Paesi di tutto il mondo, tanto da aggiudicarsi il Guinness World Record per la maggiore varietà di birre disponibili in commercio.
Per gli amanti dello shopping, tanti i negozi di lusso e di artigianato locale, con una particolare attenzione per la cura del corpo, con cosmetici di alta qualità e ricerca e profumi delle migliori marche.
Alla fine, 48 ore sono sì sufficienti per apprezzare la maestosità di Bruxelles, ma l’arrivederci è d’obbligo.