“Caravaggio 2025” a Roma per il Giubileo

Palazzo Barberini a Roma ospiterà “Caravaggio 2025” dal 7 marzo al 6 luglio in occasione del Giubileo. Un percorso espositivo che vedrà insieme dipinti autografi e opere difficilmente visibili e nuove scoperte provenienti da importanti musei nazionali e internazionali. Un progetto a cura di Francesca Cappelletti, Maria Cristina Terzaghi e Thomas Clement Salomon che hanno cercato di realizzare un viaggio nella forza innovatrice del genio Michelangelo Merisi, noto come Caravaggio.

“Abbiamo selezionato e avuto in prestito le novità assolute come l’Ecce Homo, attualmente in esposizione al museo del Prado di Madrid che torna dopo secoli in Italia a Roma – ha detto Thomas Clement Salomon, dir. Gallerie Nazionali Arte antica Barberini Corsini e curatore della mostra – o la Santa Caterina, oggi al Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid, un capolavoro che era qui a Palazzo Barberini prima della dispersione della collezione della famiglia e poi tanti prestiti internazionali dagli Stati Uniti, dai principali musei europei e italiani. È un eroe nazionale che in qualche modo parla ancora a questa modernità”.

Opere celebri che affiancheranno altre meno note, ma altrettanto significative, nel palazzo romano in cui Caravaggio operò ospite del Cardinale Antonio Barberini. Una mostra che vuole offrire una nuova e approfondita riflessione sulla rivoluzione artistica e culturale del Maestro tra Cinquecento e Seicento. Precursore di futuro, alla ricerca della luce da ammirare per la prima volta in un contesto così ampio in cui si rimarca l’innovazione che introdusse nel panorama artistico, religioso e sociale del suo tempo. Una selezione di dipinti che segue Caravaggio dall’esordio romano fino alla sua scomparsa.  Si chiude, infatti, con il “Martirio di Sant’Orsola”, ultimo dipinto del Merisi realizzato poco prima della sua morte.

In esposizione si vedrà insieme il “Ritratto di Maffeo Barberini” recentemente presentato al pubblico a oltre sessant’anni della sua riscoperta, insieme all’ “Ecce Homo” in prestito dal Museo del Prado di Madrid. Oppure “Marta e Maddalena” proveniente dal Detroit Institute of Arts, per il quale l’artista ha usato la stessa modella della “Giuditta e Oloferne” conservata proprio qui a Palazzo Barberini. L’opera che con il “San Giovanni Battista” che arriverà dal Nelson-Atkins Museum di Kansas City e il “San Francesco in estasi” proveniente da Wadsworth Atheneum of Art di Hartford. Saranno di nuovo insieme i tre dipinti commissionati dal banchiere Ottavio Costa.

Tra le opere già esposte a Palazzo Barberini anche “Narciso” avvolto dall’oscurità ed enigma di sé misto a grazia. Imprigionato nella vista sognante del proprio ingannevole doppio riflesso dell’acqua. E il “San Giovanni”, dall’aspetto fanciullesco. Un perfetto fotogramma che sugella nell’eternità l’atto in movimento della torsione illuminata.

Capolavori che permettono di evidenziare la trasformazione e la rivoluzione del suo linguaggio pittorico, con quell’inconfondibile uso della luce che squarcia le sue rappresentazioni di tema sacro e profano e che apre nuove vie all’interpretazione del vero.