In Puglia si potrebbe avere una lunga stagione dei bagni e tornare a scuola a ottobre per favorire la ripresa del turismo.
Si è tenuta questa mattina un riunione, in videoconferenza, tra i rappresentanti di categoria delle attività turistiche e culturali con Pierluigi Lopalco, professore ordinario di Igiene presso l’Università di Pisa, responsabile in Puglia del “Coordinamento regionale emergenze epidemiologiche” in seno all’Ares, Agenzia regionale strategica per la salute e il sociale.
All’ordine del giorno un confronto sulle linee per una corretta gestione, in periodo di emergenza, delle attività ricettive e ricreative. E da un primo confronto la parola d’ordine rimane ancora “distanziamento sociale” unito a regole certe e a procedure attuabili sulle quali lavorerà un ristretto numero di addetti ai lavori.
Una riunione con numerosi partecipanti tra cui l’assessore regionale al Turismo, Loredana Capone, e il dirigente del suo assessorato Aldo Patruno.
Interessante la proposta di Massimo Salomone, coordinatore del Gruppo tecnico turismo Confindustria Puglia che riunisce una serie di categorie del mondo del turismo, di riaprire le scuole il 1° Ottobre per allungare la stagione dei viaggi e delle vacanze a mare.
“La riapertura delle scuole a ottobre è un modo per dare respiro al comparto del turismo. Noi – ha dichiarato Salomone – riuniamo categorie professionali dove l’assembramento è inevitabile. Abbiamo bisogno di capire come muoverci. Naturalmente abbiamo dato piena disponibilità a partecipare ai tavoli tecnici per collaborare per definire le linee guida dei protocolli di sicurezza per evitare il contagio da Covid19”.
L’intervento di Fabrizio Santorsola, rappresentante di FIBA Confesercenti è stato mirato. Ha chiesto notizie circa le distanze da osservare tra gli ombrelloni, per poter cominciare ad allestire gli arenili senza dover poi rimodulare il tutto. Allo stesso modo ha sollevato la questione del controllo delle spiagge libere da parte dei concessionari balneari, così come avanzato da parte del presidente della Regione Emiliano.
“E’ impossibile – ha anticipato Santorsola – controllare le spiagge libere da parte dei gestori privati: solo il 5% della costa pugliese è privatizzato dai lidi, rispetto agli oltre 900 km di costa dell’intera regione. Come potrebbero i concessionari allargare il proprio occhio e il proprio operato su zone così vaste? Sono i comuni costieri che dovranno attrezzarsi in tal senso, sicuramente con la supervisione e i consigli dei concessionari che si renderanno disponibili”.
Una ipotesi avanzata nei giorni scorsi che ha ricevuto immediata risposta dal professor Lopalco: ai primi di maggio arriveranno indicazioni organizzative per poter essere pronti a partire già dei primi di giugno con le spiagge aperte.
Ma per arrivare a questo punto bisognerà redigere una bozza “grezza“ su cui lavorerà un ristretto gruppo di esperti per definire le linee guida del documento che consentirà di godere del mare e delle vacanze in sicurezza.
E’ stato escluso che si possa fare un test del sangue all’ingresso dei lidi come proposto da rappresentante di Federbalneari Mauro della Valle perché sarebbe giusto trasformare in ambulatori medici i posti di svago, è stato detto durante la riunione. Così come, con molta probabilità, non si prenderà nemmeno la temperatura corporea.
Lopalco, infine, ha anche accennato a una restrizione ancora maggiore dei confini del nostro turismo estivo e non si esclude la possibilità di gestire un turismo esclusivamente pugliese se la situazione epidemiologica non dovesse cambiare.
“Ho voluto organizzare, con il Responsabile del Coordinamento per l’emergenza epidemiologica in Puglia, Pier Luigi Lopalco il partenariato socio economico dei settori cultura e turismo e le agenzie regionali – ha commentato l’assessore Capone – una videoconferenza per costruire un percorso condiviso in vista della fase2 dell’emergenza Covid19. Un manuale per la ripresa che, dopo le misure urgenti messe in campo a sostegno degli operatori della cultura e del turismo, guarda già alla ripartenza”.
“La priorità – prosegue – è la tutela della salute pubblica, ma non possiamo non pensare ai tanti operatori del turismo e della cultura e nell’ambito della cultura lo spettacolo dal vivo e che oggi, purtroppo, restano tra i più colpiti da questa grave emergenza, peraltro nel periodo più produttivo dell’anno”.