Si scaldano i tamburelli a Galatina e si allacciano le “zacaredde”, nastri di stoffa di vari colori per la rievocazione storica dell’antico Rito del Tarantismo dal 25 al 30 giugno. Una rassegna di musica, danza e cinema dal titolo: “Il ritmo e il battito della pizzica tarantata” per rivivere l’atmosfera di un passato che è sempre presente in questa terra sacra e pagana.
La Taranta nel Salento è un po’ come il Jazz per New Orleans, tanto da essere da sempre oggetto di studio per cultori della musica e antropologi. Tra questi il più noto è il famoso etnologo Ernesto De Martino.
Dove la scienza e la medicina falliva arrivava la musica a guarire attraverso un ritmo compulsivo crescente che liberava, a passo di danza sfrenata, chi veniva pizzicato dal ragno malefico. Le vittime erano soprattutto donne “le tarantate” che proprio in questi giorni venivano portate in pellegrinaggio a Galatina nella Cappella di San Paolo, nota come Cappella delle Tarantate, una struttura del XVIII Secolo incorporata a Palazzo Tondi in un vicolo vicino alla maestosa e barocca piazza dei Santi Pietro e Paolo.
Nel cortile sul retro della Cappella c’è ancora il pozzo con l’immagine di San Paolo, qui durante il rito di liberazione la tarantata o il tarantato doveva bere l’acqua miracolosa e ripetere una breve sequenza di danza – esorcismo. Alla fine, stremati, i pizzicati stramazzavano a terra mentre il ragno simbolicamente li abbandonava perché “Santu Paulu” aveva concesso la grazia.
L’intento dell’associazione Club per l’Unesco di Galatina e della Grecìa Salentina, che organizza la manifestazione di rievocazione oggi, è proprio quello di mantenere viva la memoria e risvegliare coscienze assopite da edulcorate mode moderne sull’argomento a cui bisogna invece ritornare a dare una reale dignità storica nel rispetto di chi ha sofferto in passato.
IL PROGRAMMA
Si inizia martedì 25 giugno con l’inaugurazione della mostra fotografica dell’artista Marilù Falconieri “Le Emozioni del Ragno” nella sede dell’associazione a Palazzo Gorgoni in Via Umberto I° e con la presentazione del “Diario Etnografico”, saggio inedito sul fenomeno del Tarantismo. A seguire la proiezione del documentario prodotto dal francese Raphael Belliot Darmon.
Mercoledì 26 giugno nello stesso palazzo sarà presentato in anteprima il volume “Ernesto de Martino e Vittorio Macchioro” di Romualdo Rossetti, saggio della relazione affettiva ed intellettuale tra i due grandi antropologi, con la partecipazione del prof. Fabio Dei, ordinario di Antropologia dell’Università di Pisa.
Giovedì 27 giugno saranno presentati i volumi “La grande Armonia” di Pierpaolo De Giorgi e “Le ultime tarantate” di Pierpaolo De Giorgi e Angelo Angelastro, con la partecipazione del giornalista Rai Stefano Rizzelli.
A seguire sempre Giovedì 27 giugno in Piazza San Pietro ci sarà il Concerto del Gruppo “Tamburellisti di Torre Paduli” che proporranno brani di pizzica, danze e musiche della tradizione popolare.
Venerdì 28 giugno la rievocazione del “rituale della terapia domiciliare” a ricordo dell’antica usanza con la quale in passato si chiamava nell’abitazione della tarantata, l’orchestrina terapeutica che al ritmo della pizzica cercava la giusta tonalità per far guarire la malata morsa dal ragno. Nell’atrio di Palazzo Gorgoni verrà ricreato l’ambiente domestico-rurale nel quale la tarantata riceveva la visita di quattro musicisti con tamburello, violino, fisarmonica e chitarra per ricreare l’antico rito coreutico-musicale.
La giornata più attesa dai galatinesi e dai turisti è quella di sabato mattina 29 giugno in piazza San Pietro, quando verrà rievocato “l’antico rito del tarantismo”.
L’orchestrina terapeutica accoglierà i carretti, con le tarantate, presso le tre antiche porte murarie della città, Porta Luce, Porta S. Pietro o Nuova e Porta Cappuccini e le accompagnerà nella Cappella di S. Paolo, dove si svolgerà la richiesta di grazia al Santo.
Sempre il 29 giugno la sera sarà proposto al pubblico lo spettacolo “Cumpanaggiu” dei Cantieri Teatrali Koreja, una degustazione teatralizzata di pietanze tipiche di Galatina.
A chiudere la rassegna la sera di domenica 30 giugno nel Convento delle Clarisse in Piazzetta Galluccio, le antropologhe Michaela Schauble, ordinaria di Antropologia all’ Università di Berna e Anja Dreschke, antropologa visiva dell’Università di Colonia presenteranno il lungometraggio “Tarantism Revisited”. Film-documentario realizzato a Galatina negli ultimi dieci anni, già proposto al Festival Internazionale del Cinema di Berlino, al Festival “Vision du Reel” di Nyon in Svizzera, e al Locarno Film Festival 2024.
Tra gli eventi collaterali sono previste anche visite guidate al Museo del Tarantismo, al Museo Civico P. Cavoti e alla Cappella di San Paolo.
Se Melpignano oggi è il luogo “maximo” per la Notte della Taranta grazie alla scenografica facciata dell’ex Convento degli Agostiniani, Galatina è da sempre il vero “feudo” di quella cultura latina mista a greca in cui il rito del Tarantismo ha avuto la sua massima espressione nel Salento.
Da non confondere con un altro luogo simbolo, Torrepaduli, frazione del comune di Ruffano, noto tempio della lunga Notte di San Rocco per la Pizzica. Anche qui tra sacro e profano si possono vedere le autentiche “ronde” di tamburellisti veraci intorno a ballerini “pizzicati” intenti a corteggiare donne sfuggenti.
Sempre in questa notte di Ferragosto si può vivere un’altra variante di questa danza tradizionale, la Pizzica-Scherma, nota come “danza delle spade”, in cui “i duellanti” mimano il combattimento con le lame semplicemente con le dita delle mani, sempre circondati dal ritmo incalzante dei tamburelli. Tutto in onore del santo francese, San Rocco, nobile e valoroso cavaliere che durante il suo viaggio di ritorno a Montpellier ha insegnato anche l’arte della scherma.
Per chi vuole scoprire il Salento autentico è necessario distinguere e riconoscere tutte le sue sfumature, articolate e molteplici che si differenziano nelle diverse zone.
Galatina dal 2005 è stata dichiarata Città d’Arte e nel 2019 la rivista Forbes la annoverò tra le più importanti da visitare in Italia. Oltre al Barocco, alle Tarante, alle Cripte basiliane, al pasticciotto leccese di cui è la vera patria, custodisce un gioiello artistico che è monumento nazionale dal 1870, la Chiesa di Santa Caterina d’Alessandria. Un prezioso esempio romanico pugliese con i suoi affreschi dipinti da mani provenienti dalla scuola di Giotto paragonabili a quelli presenti nella Basilica di San Francesco d’Assisi.
Antichi documenti testimoniano come nel 1200 Galatina era un importante centro di cultura, lingua e rito greco, nonostante i Normanni avessero diffuso il latino.
Passeggiare per le strade del centro è un viaggio nel tempo in cui epoche lontane si accavallano. Il massimo splendore la città l’ha raggiunto nel periodo angioino con la famiglia Balzo-Orsini che ampliò Galatina e la circondò di alte mura. Due i protagonisti che hanno lasciato una traccia indelebile: Raimondo detto “Raimondello” Orsini del Balzo, conte di Soleto e di Galatina e poi principe di Taranto e la sua sposa Maria D’Enghien, contessa di Lecce e principessa di Taranto e regina di Napoli. Mecenate illuminata e donna coraggiosa ed energica, che si distinse per le sue capacità amministrative, politiche e giudiziarie senza mai perdere fede e grazia.
In suo onore è stato creato in una pasticceria di Lecce un gelato cremoso dal gusto di vaniglia e limone, che fa subito pensare a Napoli, ma in realtà il gelato Maria D’Enghien riecheggia l’abitudine della sovrana di regalare quantità di agrumi ai suoi sudditi come gesto di gratitudine.
Ville, palazzi e corti che raccontano il passare dei secoli con altre famiglie illustri, i Castriota Scanderberg, i Sanseverino, gli Spinola, i Gallarati-Scotti che hanno reso Galatina uno dei centri più belli da visitare nell’entroterra del Salento. Da visitare anche Palazzo Mongiò dell’Elefante, che risale al 1723, una residenza privata che conserva pezzi di arredamento degli anni Cinquanta di importanti designer italiani e di arte contemporanea, sede oggi di varie mostre.
Il Salento è anche terra di soprannomi e appellativi ironici per via di antiche leggende e peculiarità comuni. Gli abitanti di Galatina vengono chiamati dagli altri paesi “Cuccuasci” , in dialetto la “cuccuascia” è la civetta oppure un altro appellativo è “Carzi larghi”, dove per “carzi o carze” si intendono le guance.
Per informazioni sulla Rievocazione: clubunescogalatina@gmail.com