Imposta di soggiorno locazioni turistiche nel caos

Imposta di soggiorno locazioni turistiche nel caos: una email inviata da Airbnb agli host d’Italia la scorsa settimana genera dapprima una incredibile euforia e poi lo scoramento totale.

Buone notizie! – l’incipit della email – Alla luce delle modifiche introdotte dalla Legge Finanziaria 2024 al D.L. 50/2017, Airbnb inizierà progressivamente a riscuotere e versare l’imposta di soggiorno in tutti i comuni che hanno istituito l’imposta di soggiorno per le prenotazioni relative a locazioni brevi effettuate a partire dal 15 febbraio 2024“.

Se sei un host con un annuncio di una locazione breve in un comune che impone l’imposta di soggiorno – prosegue il testo dell’email – Airbnb raccoglierà e verserà questa imposta per tuo conto. Questo elenco fornisce le categorie di locazioni brevi per le quali raccoglieremo e verseremo l’imposta di soggiorno. Gli ospiti vedranno una voce separata per l’imposta di soggiorno al momento della prenotazione. Airbnb raccoglierà e verserà l’imposta di soggiorno direttamente ai comuni“.

“Wow, finalmente smetteremo i panni degli esattori fiscali”, è stata l’affermazione degli host. Ma l’entusiasmo si è spento quando proprietari di immobili adibiti a locazioni turistiche brevi hanno contattato i funzionari degli uffici tributi dei Comuni d’appartenenza ignari della novità e, al momento, per nulla disposti ad accogliere il cambiamento.

Eppure l’email non lascia spazio a dubbi. Quando da host ci si chiede: Come farete a versare l’imposta di soggiorno per mio conto?

La risposta è chiara: “Presenteremo una dichiarazione trimestrale per ogni comune con l’importo complessivo dell’imposta di soggiorno riscossa per tutte le prenotazioni nella zona fatte tramite Airbnb. Ciò significa che tutti gli host che offrono locazioni brevi saranno rappresentati da un unico importo di pagamento e non forniremo i vostri dati personali nella dichiarazione. Inoltre, compileremo la dichiarazione annuale per vostro conto, dove saranno riportate le vostre informazioni personali.

L’email prosegue con un’altra serie di domande e risposte. Ma quella principale, viste le perplessità emerse dal confronto con il personale degli uffici tributi dei Comuni, non è contemplata: “Chi avverte i Comuni?

Altra questione di non secondaria importanza: lì dove Airbnb appare già pronta, se gli host lavorano con altre Ota, per esempio Booking.com, Expedia, o Vrbo, chi incasserà l’imposta di soggiorno? Da quando?

Altro problema nel problema: ci sono Comuni che fanno pagare la tassa per un massimo di 5 pernottamenti, altri per 7, altri per 3 e così via. Manco a dirlo, ci sono importi differenti e una serie di esenzioni.

Va da sé che in un quadro normativo già molto nebuloso a livello nazionale, oltre all’introduzione del Cin, il codice identificativo nazionale (leggi qui per approfondire il regolamento sugli affitti brevi), la querelle sui meccanismi d’incasso dell’imposta di soggiorno è la goccia che fa traboccare il vaso. E tutto ciò a ridosso dell’avvio della nuova stagione che inizia con le feste di primavera e la Pasqua.

E con l’avvio della stagione partono i controlli; con sanzioni pesantissime in caso di incongruenze tra le più disparate.

In copertina Castel Sant’Angelo dall’archivio di valigiamo.it