La grande bellezza di Napoli attraverso Parthenope

Napoli è protagonista nell’ultimo film “Parthenope” di Paolo Sorrentino. Una pellicola che unisce il reale e il sublime e racconta luoghi inediti di una città amorale e sacra.

Il lungo viaggio della vita di Parthenope, dal 1950, quando nasce, fino a oggi. Una giovane donna libera, alter ego del regista, che scivola con naturalezza dalle sontuose ville di Posillipo ai bassifondi dei quartieri popolari. Un’epica del femminile senza eroismi, ma fatta solo di esperienze, che la aiuteranno a vedere e a sentire, nonostante la perdita e il dolore che impiglia e cerca la fuga.

Il mito che sorge dalle acque del Golfo di Napoli tra le meraviglie, per catturare quell’incredibile napoletano, che “l’antropologo” del cinema Sorrentino ricerca per la sua ninfa destinata ad ammaliare tra incanto e disincanto. Pura e illuminata in una giovinezza che a lui, purtroppo, è stata negata.

“Io non mi sento respinto da Napoli, ma fin troppo amato dalla mia città – ha detto Sorrentino – l’associazione, però, tra la protagonista e Napoli è vera fino a un certo punto. Ogni tanto ci sono delle corrispondenze e molto spesso non ci sono, quindi l’equazione non è valida”.

Con Parthenope Paolo Sorrentino compie un viaggio in una Napoli inedita, che assorbe e celebra la sua sacralità. Imperfetta e magica, in una serie di location scelte con cura. Ville, palazzi, piscine segrete, attraversate da aristocratici, scrittori, attrici offuscate dalla opacità del tramonto. Una Napoli ammaliatrice, che incanta, urla, ride e che sa far male con i suoi vicoli affollati, densi di superstizione e ambiguità. La protezione di un Santo, imprevedibile, a tratti beffardo come la maschera di Pulcinella. Depositario di divinità sudata, sotto il controllo di un potere seducente.

Tra i luoghi da ammirare: Palazzo Donn’Anna in via Posillipo. Una dimora monumentale del XVII secolo con vista sul mare e discese private sulla spiaggia. Fu costruita per volontà di donna Anna Carafa nella metà del Seicento. Non fu mai ultimata a causa della morte prematura della nobildonna. Nel tempo, logorata dal mare e dalla salsedine, ha acquistato un fascino decadente in perfetta sintonia con i resti delle ville romane che caratterizzano il litorale. Non è visitabile perché di proprietà privata, ma si può ammirare sia da via Posillipo sia dalla spiaggia antistante.

Sempre sulla stessa costa è presente nel film Villa di Grotta Marina, risalente al XVII secolo, con i suoi archi e volte. Tre piani su un impianto cruciforme che deve la sua stabilità ad un basamento in tufo giallo, risultato delle acque del golfo partenopeo. Fu il palazzo del principe di Colubrano che ospitò la sorella di Federico IV, Maria Anna d’Asburgo. La donna era a Napoli per incontrare il suo pretendente sposo, l’imperatore Ferdinando III, in quel periodo re d’Ungheria e di Boemia. Negli anni successivi l’edificio cadde in uno stato di abbandono. Nel XIX secolo fu restaurato e ha visto succedersi vari proprietari tra cui il duca di Maddaloni e i De Luca che lo arricchirono di particolarità preziose.

Un’altra meraviglia è Villa Rocca Matilde, conosciuta come Villa Lauro, dal nome dell’armatore Achille Lauro, suo ultimo proprietario. Anch’essa poi abbandonata e restaurata da una società privata che ne detiene, ancora oggi, la proprietà. Una dimora che sorge sui resti del palazzo seicentesco del cancelliere Orazio d’Acunto. Nel Settecento era stata la residenza dell’ambasciatore austriaco a Napoli, Karl Gotthard von Firmian. Nel 1842 fu la marchesa inglese, Louisa Dillon, a darle il nome della sua primogenita Matilde. Si susseguirono vari proprietari illustri che ospitarono nomi importanti come Giuseppe Garibaldi e Giosuè Carducci. Nel 1911 fu acquistata dall’armatore siciliano Guglielmo Enrico Peirce, di origini angloirlandesi, che la ribattezzò con il suo nome e l’abbellì di decorazioni e arredamenti preziosi di illustri artisti come Eduardo Dalbono.

In primo piano le spiagge di Napoli: da Marechiaro a Posillipo a Mergellina.

La vita della protagonista attraversa tutti i meandri della città. Dalle incantevoli ville si passa ai vicoli stretti di Spaccanapoli. La maestosa Galleria Umberto I, via San Carlo, via Santa Lucia.

I luoghi simbolo della città, come Castel dell’Ovo sull’isolotto di Megaride. Una delle leggende napoletane farebbe risalire il suo nome all’uovo magico che il poeta vate Virgilio avrebbe nascosto all’interno di una gabbia nei sotterranei del castello. Fu chiuso con serrature sicure e tenuto segreto perché da esso dipendevano “tutti li facti e la fortuna del Castel Marino”. Da visitare la Terrazza dei cannoni dove si può ammirare l’intero Golfo di Napoli.

Si intravede nelle varie scene la Certosa di San Martino. Fu fondata nel 1325, come testimoniano i sotterranei gotici. Nel corso dei secoli ha subito vari rinnovamenti da parte di tanti architetti e artisti illuminati. Oggi è sede di uno dei musei più importanti d’Italia. Da visitare la Sala delle Carrozze, che ospita la famosa Carrozza degli Eletti. Possedere una carrozza sarà un privilegio di cui usufruirà Parthenope, in quanto alla nascita le verrà regalata come culla.

L’Università Federico II fondata nel 1224 per volontà dello stesso imperatore, tra le più antiche del mondo. Qui Parthenope si innamora dell’antropologia, che la aiuterà a mettere le basi per il futuro, grazie all’incontro con il suo mentore, il professore Marotta, interpretato da Silvio Orlando.

Le scene dell’incontro con il cardinale Tesorone, interpretato da Peppe Lanzetta, sono state girate, invece, nella Chiesa dei Girolamini e nel Duomo, dov’è custodito il sangue di San Gennaro e il Tesoro.

La maestria di Sorrentino regala a questi posti una luce rivelatrice e misteriosa che attira e non si dimentica.

“Dietro il mistero c’è la verità, nella mia concezione delle cose la verità è qualcosa di molto imbarazzante, scandalosa a noi stessi – ha spiegato Sorrentinoproprio per questo mi alimento di menzogne attraverso i film. È meglio desiderare di conoscere il mistero senza conoscerlo veramente”

Oltre a Napoli alcune scene del film sono state girate a Capri. Si possono ammirare i Faraglioni e la spiaggia di Punta del Faro Carena di Anacapri e i Giardini di Augusto. Riconoscibile anche il lussuoso Hotel Quisisana, che dal 1845 è stato rifugio di lusso per principi e celebrità. Cornice simbolica che sugellerà l’ultimo ricordo della giovinezza spensierata della protagonista.

Ritornerà da anziana nella città partenopea, con il corpo di una grande attrice italiana, Stefania Sandrelli. Sempre libera, osserva tra i vicoli il cambiamento e prova stupore nel vedere un camion travestito da nave con un carico di euforia per la vittoria dello scudetto. Ha imparato a vedere il suo passato, il sacro che ha dentro e ritorna in un sospiro la capacità di meravigliarsi.

“Nell’evoluzione degli anni ho imparato a concentrarmi di meno sulla nostalgia del passato e sui rimpianti – ha concluso il regista – adesso che sto diventando più grande, sono più interessato al futuro che al passato”.