Nel Salento nel paese delle Veneri paleolitiche, Parabita, protetto dalla Madonna dei campi “La Coltura” si saluta la primavera con un’infiorata costellata quest’anno per la prima volta dalle tipiche luminarie.
In occasione della festa cristiana cattolica del Corpus Domini, benefattori e volontari, sotto la guida della parrocchia San Giovanni Battista in collaborazione con Francesco Boccadamo, hanno colorato una delle strade storiche del paese, via Coltura, con creazioni che hanno la caratteristica di essere coperti da soli petali di garofano.
Fiore da sempre in Giappone simbolo di fortuna e buon auspicio, molto apprezzato in Italia fino a trent’anni fa. Resistente e di vari colori, è stato impiegato a rivestire una strada di 240 metri in cui abili creativi con la loro arte e immaginazione hanno riprodotto tematiche in veri quadri che rievocano il Corpo di Cristo. In più quest’anno si è cercato di arricchirla con un’altra tradizione salentina, le luminarie, che con le loro installazioni riescono a rendere magica e surreale ogni atmosfera.
La strada costeggia la Basilica Santuario Maria SS. della Coltura in cui è custodito un antichissimo monolitico che raffigura una Madonna con il bambino, ritrovato nella seconda metà del XIV secolo in una campagna vicina. Dalle ricerche storiche si ipotizza che fosse una delle tante icone che i monaci Basiliani, che avevano stazionato in quelle zone dando vita agli stessi borghi, le avrebbero sepolte per proteggerle dalla persecuzione iconoclasta da parte dell’imperatore d’Oriente Leone III l’Isaurico nel 726.
Protezione oggi che continua con i Frati predicatori Domenicani che vivono nel convento attiguo. Proprio quest’ordine che segue gli insegnamenti di quel santo teologo, San Tommaso d’Aquino, che per il corpus Domini fu inspirato a scrivere l’inno “Pange lingua” cantato ancora oggi per questa ricorrenza.
La condivisione, la tradizione e la spiritualità anima e spinge molti abitanti del paese a partecipare attivamente nel creare questo evento. La preparazione inizia molto tempo prima in cui da un’azienda di Felline viene raccolta una grande varietà di garofani, divisi per colori. Si conservano al fresco all’interno di cassette e si selezionano tutti quei materiali che serviranno poi a creare i perimetri di separazione che delineeranno i vari disegni. Questi in un primo momento si realizzano su carta e poi saranno riprodotti in grande sul manto stradale per creare dei veri tappetti di colori.
Un lavoro certosino, che impiega tempo e risorse, che viene consumato nell’attimo di una giornata in cui però si dona bellezza e armonia a un paese che nella sua fede porta avanti una tradizione genuina che ha in sé tutte le caratteristiche di un quadro con le sue geometrie, logiche simmetriche e astratte tipiche di un’opera d’arte. Non è un caso che sia proprio il Salento, terra del Barocco, a riprendere questa tradizione che ha origine nel Seicento a Roma nella basilica Vaticana e riprende l’arte del mosaico. Ancora oggi nel Lazio è famosa l’infiorata di Genzano.