
Martina Franca ha una storia tutta da scoprire oltre l’architettura, la gastronomia e le tradizioni.

Basilica San Martino
ph. Donatella Lopez
Martina Franca è in Puglia ed è la città più popolosa e ricca di storia della Valle d’Itria, ma forse la meno conosciuta a livello internazionale. Sorge sul monte di San Martino meta di un gruppo di profughi tarantini in fuga dalla devastazioni saracene. Le sue origini risalirebbero al X Secolo, ma la sua fondazione giuridica è del 1330 con Filippo D’Angiò che, per promuovere l’estensione del territorio, concesse agli abitanti delle franchigie; da qui il nome di Martina Franca. La città originaria venne circondata da torri di difesa e mura di protezione. Ed è all’interno di queste mura che sono racchiuse le chiese più belle, tra cui la Basilica di San Martino, o il Palazzo Ducale; oggi sede del Municipio e di eventi di cultura, tra cui numerose mostre anche d’arte contemporanea, e di alcuni dei concerti del Festival della Valle d’Itria giunto alla 45ma edizione.
Martina Franca, comune della provincia di Taranto, si svela un po’ per volta. Per apprezzare tutte le sue bellezze sono necessari almeno due giorni e con il suo centro storico rappresenta un’anteprima del Barocco leccese. Nell’agro sono numerose le masserie trasformate in B&B che consentono di dormire nei trulli; abitazioni coniche di pietra a secco tipiche della Puglia. E dormire nei trulli di Martina Franca è senza dubbio meno costoso che in altre località della Valle d’Itria anche se pare che a breve venga introdotta anche qui la tassa di soggiorno. Chi sceglie Martina come meta per le vacanze, ricordi di portare con sé un maglioncino per la sera, perché qui non si soffre mai il caldo, e non dimentichi di concedersi una passeggiata nella riserva naturale del Bosco delle Pianelle o di percorrere in bici la ciclovia dell’Acquedotto.
Martina Franca è senza dubbio la capitale della Valle d’Itria. La città più ricca, la città più colta. Abitata da 50mila persone oggi è anche centro di produzione di noti marchi di abbigliamento. Qui è stato prodotto dalla sartoria Lerario il costume di Batman, prodotto dalla Warner Bros nel ’89 e diretto da Tim Burton, e il cappotto indossato da Toni Servillo nel film “La Ragazza nella nebbia” tratto dal libro di Donato Carrisi autore martinese; e varrebbe davvero la pena visitare Martina per acquistare anche un abito sartoriale di Lerario o di altri giovani sarti che hanno aperto bottega in città. Una tradizione sartoriale talmente diffusa, in zona, che impreziosisce anche il mercato settimanale del mercoledì dove, tra le bancarelle, si trovano abiti da donna, da uomo, camicie e cravatte di ottima fattura; imperdibile, a novembre, la fiera del cappotto.
Ma Martina Franca è nota anche per la norcineria e, tra tutti i prodotti, per il suo Capocollo presidio Slow Food. Tra gli altri prodotti della gastronomia del posto, le “bombette”, carne alla brace a involtino condita in tanti modi, e i vini, soprattutto rossi e rosati.
La città è anche nota per gli allevamenti dell’elegante Cavallo murgese, quello cavalcato dai Corazzieri, e per gli allevamenti dell’asino di Martina Franca.
Tra le altre curiosità, Martina Franca ha dato i natali ad Aldo Semerari. Medico forense, lega il suo nome a vicende oscure degli anni ’70 in Italia: dalla strage di Bologna, al sequestro del politico democristiano Ciro Cirillo, fino al delitto del giornalista Mino Pecorelli. E forse è proprio la sua attività di medico forense che lo avvicina ad ambienti della criminalità fino a redigere perizie compiacenti a diversi componenti di gruppi malavitosi come quelli della banda della Magliana, ma non solo. La figura di Semerari ha ispirato il personaggio del professor Sargeni nel libro “Romanzo criminale”, scritto nel 2002 da Giancarlo De Cataldo autore tarantino.
E mentre l’Italia faceva i conti con i gruppi eversivi degli anni di piombo, Martina Franca diveniva centro decisionale della difesa aerea negli anni della Guerra Fredda con il 3 Roc (regional operation center), una base Nato di controllo aereo scavata nella roccia, centro di spionaggio. Un grande bunker scavato a 50 metri nel sottosuolo, a prova di attacco nucleare. Un centro, da sempre avvolto da mistero, da cui era possibile sovrintendere il controllo di tutto il traffico aereo. Una base che si rese subito conto della scomparsa del Dc9 dell’Itavia sulla rotta Bologna-Palermo. Un aereo con 81 passeggeri a bordo che scomparse sorvolando il cielo di Ustica. Una strage che, a tutt’oggi, non ha responsabili.
Infine, le cronache ricordano una delle vicende giudiziarie più inconsuete d’Italia. Alcuni buontemponi simularono l’arrivo sulla terra di un marziano che, stando ai racconti e alle cronache locali, fu avvistato nei pressi della stazione ferroviaria. Il marziano si presentò a un passante che fuggì per la paura e da altri fu poi preso a sassate. Una vicenda denunciata alla polizia. Una denuncia a cui seguì una indagine dell’allora pretore contro ignoti per “ingresso abusivo nel territorio nazionale” di cui scrissero diversi giornali locali e nazionali a cominciare dalla Gazzetta del Mezzogiorno finendo a Cronaca vera e numerosi altri settimanali.