Matino, la Gerusalemme del Salento con scorci d’incanto

Matino può definirsi la Gerusalemme del Salento con le sue atmosfere davvero uniche.
Matino è quel Salento che non può essere rinchiuso ne “Lu sule, lu mare, lu ientu”, affermazione tanto cara al turismo di massa, ma nei borghi da scoprire tra tradizione e suggestione. Paesi da vivere con scorci d’incanto e ‘cunti’ da mille e una notte.

Matino è a pochi chilometri dalla marina di Gallipoli. E’ un paese incastonato tra due gravine carsiche sulla collina di Sant’Ermete. Proprio qui sono stati ritrovati resti fossili risalenti all’uomo di Neanderthal. Sia la grotta di Sant’Ermete sia quell’attigua di Sant’Eleuterio sono state i primi luoghi frequentati da ‘umani’ nel Salento, insieme alle grotte delle Veneri di Parabita, in seguito cristianizzati dai monaci basiliani.

Passeggiare e perdersi nel centro storico è un’esperienza da vivere, perché ha conservato inalterate le sue caratteristiche medioevali, come poche province di Lecce. Le corti, il complesso reticolo di stradine strette e tortuose. Per poi ammirare le edicole votive, i palazzotti dai balconi mensolati e baroccheggianti. Le chiese del Cinquecento e Seicento sono qui scrigni di arte sacra insieme al palazzo marchesale del tanto chiacchierato Marchese Ascanio Del Tufo, oggi sede del Museo di arte contemporanea.

A tutti i matinesi vengono narrate le rocambolesche storie relative al ‘voglioso’ marchese, famoso per aver sempre applicato lo ius primae noctis. Una volta celebrato il matrimonio nella chiesa di San Giorgio di fronte al palazzo, le giovani erano tenute a pagare un obolo il formariage o foris maritagium, una tassa matrimoniale. Dovevano concedersi, contro la loro volontà al Marchese, che esercitava ancora una volta l’ennesimo sopruso. Nessuno ebbe mai il coraggio di ribellarsi, finché un neo sposo si inventò uno stratagemma degno del Decameron di Boccaccio. Si travestì da sposa. Giunto nel palazzo, nel momento in cui il Marchese stava per avvinarsi a lui nella camera da letto, si tolse il velo nuziale e lo accoltellò.

Si narra di cunicoli segreti che arrivavano nelle campagne matinesi lontane (nella contrada di Lazzareddhu) dove lui avrebbe fatto scappare le sue tante amanti o prede che spesso uccideva in perversi giochi.

Sono tanti li cunti matinesi. Un altro che resiste nel tempo è il mistero del luogo in cui si trovava un antico tesoro: l’Acchiatura. Secondo la leggenda, nel Seicento dei monaci si trasferirono in estate in una campagna matinese. Tanti fedeli si recarono da loro con denaro e beni preziosi da barattare in preghiere di salvezza. Alcuni di questi monaci però, accecati dall’avidità, non li utilizzarono per la comunità, ma li nascosero e ne fecero un tesoro, dannati per sempre.

Secondo lu cuntu l’Acchiatura viene fatta vedere al cercatore in sogno e al risveglio in quando andrà da solo di notte a cercarla non dovrà mai voltarsi indietro quando le anime lo tenteranno. Purtroppo nessuno ha mai resistito alla tentazione e quindi fu perduto per sempre in quel luogo che esiste realmente (Contrada Fracciommu, dal nome dell’ultimo monaco esistente) e che fu trasformato in torre di avvistamento dopo. Il mistero aleggia ancora e si tramanda come la suggestione di percepire il pianto di notte di un neonato sepolto nello stesso luogo, perché frutto di un amore clandestino tra un monaco e la madre superiora del Monastero di Sant’Anastasia vicino. Ma si sa Cuntu era e cuntu rrimane.

L’unico segreto reale a Matino che è visibile a tutti sono invece gli spettacolari frantoi rupestri ipogei che ricoprono tutto il centro storico, un patrimonio archeologico di grande valore. Chi varcherà l’Arco storico della Pietà di Matino troverà un sud celato, sotto cieli stellati color cobalto, che ricordano Gerusalemme. Avvolti dal profumo agrumato dei giardini misto a belladonna. Un paese in fermento che regala ai visitatori piacere e svago con un ricco calendario di eventi, soprattutto musicali, perché Matino è anche la ‘Città della Musica’ e della banda.

parco della vigna