Il detto spagnolo “Mi casa es tu casa” significa “la mia casa è la tua casa”, massima espressione di accoglienza. In una zona del Salento, la terra d’Otranto, questa frase il 18 e 19 marzo diventa realtà in occasione della festa di San Giuseppe. I cittadini dei comuni di Giurdignano, Minervino di Lecce, Cocumola, Casamassella, Uggiano la Chiesa, Specchia Gallone, per un’antica tradizione, forse bizantina o del ‘500, aprono le porte delle loro abitazioni allestendo le taule, le tavolate di San Giuseppe.

Un rito molto antico, poco conosciuto, che richiede un’attenta preparazione nei giorni precedenti all’evento.

La mise en place è rigorosa: tovaglia bianca di raffinata fattura con merletti e ricami, tipica dei corredi delle spose del luogo. Al centro l’immagine del Santo e intorno ceri e fiori di stagione, quali le fresie, le violaciocche che inebriano di un profumo intenso l’ambiente.

Tavolate di San Giuseppe-Salento
Una tavolata di San Giuseppe Ph. Antonietta Pasanisi

I piatti della taula sono pietanze tipiche della cucina contadina del Salento. Come primo piatto vengono serviti i lampascioni, che sono delle cipolline selvatiche condite con olio e aceto. Poi si procede con la pasta con i ceci ciceri e tria, che per i colori bianco e giallo ricorda il narciso, fiore tipico della primavera. In alcuni di questi paesi si utilizzano i vermiceddhi come pasta in altri la massa, le tipiche tagliatelle salentine fatte di farina di semola e acqua.

Poi si passa alla pasta con il miele e la mollica di pane. Piatto povero, legato alla Quaresima, insieme al pesce in umido o fritto, cibo delle grandi occasioni. Non possono mancare le pittule e i purciaddhuzzi, dolci farciti con il miele, che per questa festa avranno altre forme e si chiameranno truffoli mielati insieme alle cartellate, che ricordano le fasce in cui era avvolto Gesù. In realtà in antichità questi dolci venivano offerti alla dea Minerva, venerata nel Salento, in occasione delle feste Quinquetria Maiores che iniziavano dal primo marzo. Un altro elemento fondamentale è il pane che viene preparato a forma di ciambella grande e posato sulla tavola con una piccola pagnotta accanto insieme a un finocchio e un’arancia e il vino rosso. La sera del 18 fino alle ore 12 del 19 marzo si può entrare in queste case e ammirare questi altari e socializzare.

Il rito delle tavole si conclude con l’arrivo dei 13 Santi che la famiglia devota avrà scelto prima. Questi possono variare da un minimo di 3 (San Giuseppe, la Madonna e Gesù bambino) a un massimo di 13 (tra cui Santa Elisabetta, sant’Anna e San Gioacchino). Il posto di San Giuseppe è contrassegnato da un bastone con in cima un mazzolino di fiori. Sarà lui a dare inizio al pranzo, battendo un colpo di bastone sul pavimento e sarà sempre lui a segnare l’inizio e la fine di ogni pietanza con dei colpetti di forchetta sul piatto.

Un’esperienza da vivere, un viaggio che trasforma, perché abbatte inutili barriere di imbarazzo e apre le porte alla primavera e all’incontro.

Inoltre per l’occasione il comune di Giurdignano mette a disposizione per i turisti guide per un percorso culturale nel famoso Giardino Megalitico d’Italia dove si potranno ammirare i tre menhir del Mediterraneo dell’Età del bronzo, ben conservati. Oltre ai resti dell’Abbazia Centoporte, la cripta bizantina di San Salvatore e di San Paolo, santo delle tarante, e il frantoio ipogeo Trappitello del Duca.

I contributi fotografici sono di Antonietta Pasanisi