Primavera in Sicilia tra eventi e mandorli in fiore.
La Sicilia, terra antica che nella sua asprezza e bellezza abbraccia il Mediterraneo. Qui “l’uomo nasce isola nell’isola e rimane tale fino alla morte…”, come disse Luigi Pirandello, grande scrittore siciliano.
Scoprire quest’ isola di luce, che tanto ti abbaglia appena metti piede, è entrare nelle viscere delle civiltà del Mediterraneo che per secoli l’hanno attraversata e generata.
Mille volti, tanti contrasti, una miscela di sapori e profumi, una lingua che racchiude melodie antiche. Un mare aspro e blu culla questa regione che è sede di ben 7 siti Unesco. Dalla costa Orientale alla costa Occidentale un patrimonio artistico che è “meravigghia” tutta da vivere.
Dal 2011 anche le feste fanno parte del Reis, il Registro delle eredità immateriali della regione siciliana, patrocinato e protetto dall’Unesco proprio per sottolineare l’immenso valore culturale, sociale e religioso.
Mandorli in fiore risvegliano Proserpina con l’arrivo della primavera. Si inizia proprio da questi eterei alberi con La sagra del Mandorlo in fiore ad Agrigento, dal 9 al 17 marzo. Giunta alla sua 76° edizione è un grande festival che propone l’esibizioni dei gruppi folk per le strade della città. Sfilate su carretti siciliani, spettacoli e degustazioni. Negli anni alla manifestazione si sono affiancati il Festival Internazionale del Folklore e il Festival Internazionale I bambini del Mondo.
Una cornice unica e d’incanto è la Valle dei Templi. La tradizionale accensione della fiaccola dell’amicizia avviene proprio davanti al Tempio della Concordia.
Tra i primi eventi di annuncio della primavera siciliana c’è anche la Cavalcata di San Giuseppe a Scicli, in provincia di Ragusa, dal 15 al 17 marzo. Un vero rito propiziatorio in cui i protagonisti sono i profumi e i colori di un unico fiore ammesso per la decorazione dei manti, la violaciocca, nel dialetto locale u balucu. Le bardature che rivestono i cavalli sono delle vere opere d’arte. Angeli, calici, ostie sono raffigurati in decori barocchi. Un rito che ha origini pagane convertito al Cristianesimo. Si rappresenta, infatti, la Sacra Famiglia e la Fuga in Egitto. Tutto però ha la durata di pochi giorni. All’appassire dei fiori, scompaiono i disegni.
Cavalieri con in testa la Burrita, il tipico copricapo, indossano al collo un fazzoletto rosso e manifestano la loro devozione nei confronti del venerato San Giuseppe con un grido: “Patrià, Patrià, Patriaaaarca!!!”.
Si continua poi con la Pasqua e i suoi riti. Da non perdere la Pasqua Bizantina tipica di Mezzojulo nella Piana degli Albanesi vicino Palermo. Si tratta della Pasqua Arbëreshë che viene celebrata con rito Greco- Bizantino.
La presenza degli albanesi in Sicilia risale alla fine del XV secolo, in seguito all’invasione turca nella penisola Balcanica, che provocò la prima grande diaspora albanese nel mondo. La comunità di Mezzojuso come anche quelle di Palazzo Adriano, Contessa Entellina, Santa Cristina Gela sono spiritualmente e religiosamente amministrate dall’Eparchia di Piana degli Albanesi.
La bellezza della Sicilia consiste proprio nella sua ricchezza di identità, che è frutto di diversità e fusione.
Sempre per i riti della Settimana Santa da non perdere le Gigantesche Statue dei 12 Apostoli a Aidone, in provincia di Enna. Un’altra attrattiva turistica da vedere è la Processione dei Misteri a Trapani con i suoi 20 gruppi statuari sacri che rappresentano la passione e la morte di Gesù Cristo. A Prizzi, vicino Palermo, tra sacro e profano, sempre durante la settimana Santa è interessante assistere al “U Ballu di Diavuli”. Un rito che vede le maschere della morte e dei diavoli ballare nell’intento di impedire il ricongiungimento tra la Madonna e Gesù Cristo.
Il giorno di Pasqua nel centro della città di San Biagio Platani, nell’entroterra Agrigentino, vengono allestiti gli Archi di Pane. Sono dei trionfanti archi costruiti con canne, salice, cereali, datteri e piante aromatiche che rimangono esposte per settimane. Una tradizione che ha origini nella metà del Seicento quando le due confraternite, la Madunnara della Chiesa Madre e la Signurara nella chiesa del Carmine si premuravano di allestire lo spazio sacro del Cristo Risorto.
In Sicilia a maggio c’è un altro evento importante, La Sagra del Tataratà o Festa di Santa Croce, che si svolge a Casteltermini, in provincia di Agrigento, la quarta domenica di maggio. La manifestazione folkloristica si svolge a ritmo di tamburo, da qui tataratà. Una tipica danza armata con spade di acciaio accompagna una processione in cui un’antica croce paleocristiana viene portata dall’Eremo di Santa Croce in giro per le strade del paese. Non solo rito propiziatorio, ma anche echi di ricordi di battaglie lontane tra i Mori e i Cristiani. Anche qui il tutto è fusione di secoli. Un gruppo rappresenta anche nel corteo la nobiltà spagnola che nel 1629 diede origine al paese. Così ecco sfilare il barone Gian Vincenzo Marria Termini e Ferreri, principe di Casteltermini e la sua consorte Donna Maria Beccadelli di Bologna e Agliata.
Anche qui una cavalcata è il clou dell’evento in cui sfilano i 4 ceti, ossia la Real Maestranza. Sono i Celibi, i Pecorai, i Borgesi, i Burdunara. A capeggiare la processione della Croce un’altra figura simbolo la Triade, l’autorità che ha il compito di mantenere l’ordine. Sono il Capitano, il Sergente e l’Alfiere. Tutto all’insegna della devozione e il piacere di mantenere viva una tradizione che fa confluire varie anime.
Come non vedere la famosa Infiorata di Noto. La terza domenica di maggio, tutta via Nicolaci diventa un lungo tappeto con quadri colorati da petali di fiori. Il Barocco della città fa da scenografia e crea una suggestiva atmosfera. Basta pensare ai fastosi balconi di Palazzo Villadorata e la facciata concava della chiesa di Montevergini. Noto è una meta da non perdere nella visita di questa regione. La città dorata diventa metafora del destino incerto in cui si coltiva quell’antico sogno di arrestare il divenire, nutrendo l’effimero della provvisorietà.
Nel sito archeologico di Noto Antica, si svolge in due giorni anche la Festa dell’Alveria nella quarta domenica di maggio. La più grande città fantasma d’Italia diventa la scenografia ideale per una ricercata rievocazione storica in costume legata alla cittadinanza distrutta dal terremoto del 1693. Fiere, cortei e accampamenti rievocano sul Monte Alveria antichi ricordi con guerrieri, dame, bottegai, giocolieri.
Foto da archivio valigiamo.it