L’Accademia tedesca Villa Massimo a Roma ha riaperto il cancello per la Festa dell’Estate e dell’Arte. Sono stati presentati, il 15 giugno, i vincitori del Premio Villa Massimo 22/23 con mostre, performance, installazioni e concerti. Un’occasione speciale per far conoscere agli ospiti il loro percorso artistico al termine del soggiorno romano durato dieci mesi. Per l’occasione presenti anche i borsisti residenti nelle case di Olevano Romano, Casa Baldi e Villa Serpentara.
“Sono particolarmente felice che, dopo gli anni della chiusura dovuta alla pandemia, possiamo riaprire Villa Massimo per la Festa dell’Arte – ha detto Julia Draganović, direttrice dell’Accademia Tedesca Roma Villa Massimo – sarà la prima volta dal mio arrivo a Roma nel luglio 2019, che vedrò la Villa aperta in estate per la presentazione finale delle vincitrici e dei vincitori del Premio Roma. Un’occasione speciale per festeggiare, non solo per me”.
Tanti gli artisti divisi per sezioni: architettura, letteratura, arti visive, composizione.
Per l’Arte visiva colpisce l’opera Im Zwischen der Zustände – Tra una condizione e l’altra di Liza Dieckwisch che si è confrontata, in modo pittorico, con il parco e il giardino di Villa Massimo durante il suo soggiorno. Originariamente il parco della villa sulla Nomentana era noto per combinare pittura all’aria aperta e studio dell’ antichità. Così Dieckwisch ha trasferito lo scopo originario in una forma contemporanea che corrisponde a una mutata realtà di vita. Ha creato inoltre con i prodotti della villa dei liquori che gli ospiti hanno potuto assaggiare in contemporanea all’esposizione, una forma di arte degustativa.
Danica Dakić invece ha presentato la sua nuova produzione La Casa, trilogia composta da due film La casa I e La Casa II e da un leporello, libretto a fisarmonica con La Casa III. La Casa di Goethe a Weimar è il punto di partenza di La Casa, che da Weimar si espande fino a Roma. Al centro della trilogia, la biblioteca privata e una scenografia con un vulcano del teatro dei burattini che Goethe aveva costruito per suo figlio August. In un processo aperto di collaborazione con i bambini come protagonisti, con il fotografo Egbert Trogemann, l’artista ha sviluppato un racconto cinematografico a Weimar e a Roma sul ricordo e sull’oblio, sulla conoscenza, sull’ordine e sul potere. Stefan Vogel invece ha creato appositamente per la Festa dell’Arte, un’installazione composta da due scaffali e da un piccolo giardino e diversi nuovi lavori, fra cui 14 nuovi disegni, diversi lavori di pittura di formati vari, da molto grandi a molto piccoli, e proiezioni di video in formato molto piccolo al suo interno.
Per la sezione architettura Alfredo Thiermann ha sviluppato nel parco di Villa Massimo il progetto Panorama delle Api, riutilizzando la struttura in acciaio dal Turba Tol – Hol Hol Tol, il padiglione cileno presentato da lui alla 59a Biennale d’Arte di Venezia. La nuova struttura è una stanza circolare di cinque metri di diametro e altrettanti di altezza, il cui recinto circolare è dedicato alla coltivazione della piantaCobaea Scandens, introdotta dalle Americhe in Europa tra il XVII e il XVIII secolo. La storia di questa pianta ordinaria è una testimonianza di come la conoscenza del mondo naturale sia stata oggetto di trasferimenti, migrazioni e colonizzazioni. L’artista Johanna Unzueta e Michelle Gravel hanno collaborato alla tessitura del percorso di crescita delle piante con un filo di cotone cerato prodotto in Umbria.
Protagonista della serata Fabian A. Wagner che ha costruito Black Pavilion, una struttura polifunzionale in legno, flessibile e riassemblabile, collocata nel parco di Villa Massimo. Un vero luogo di ritiro, di delimitazione dello spazio che può essere utilizzato per esporre oggetti e opere d’arte, che potranno essere collocati negli scomparti, la cui illuminazione avviene tramite le aperture circolari. Durante la serata è stato utilizzato come spazio di convivialità per gli ospiti tra musica e drink, con accanto un falò per riecheggiare lo spirito estivo sulle spiagge. All’interno del suo studio Wagner ha esposto Aesthetics (2022/2023 con Julia Miksch), opera che ha per oggetto la gestione e il riuso del tessuto edilizio antico e medievale a Roma sollevando l’interrogativo di come gestire il riutilizzo e il riciclo dei componenti edilizi e delle materie prime nel nostro paesaggio urbano odierno. Il terzo lavoro, Bienenbeute, Arnia, 2023, ha come tema l’importanza delle api. L’addomesticamento e la distruzione dell’ambiente che ha portato alla morte di massa di tante colonie di api.
Per la sezione Composizione musica, Ondřej Adámek ha proposto un’anteprima di 4 frammenti della sua futura opera Ines, attraverso una performance con 16 voci dell’Evo ensemble e un pianoforte digitale. La composizione utilizza la scala Ines che ha definito gli incidenti nelle centrali nucleari, International Nuclear and Radiological Event Scale, ed è la seconda opera che Adámek sviluppa insieme alla librettista e regista Katharina Schmitt.
Marcus Schmickler ha proposto Rule of Inference del 2009, un quartetto di percussioni ed elettronica, in cui si sono esibiti dal vivo musicisti dell’ensemble romano Blow Up Percussion. La composizione è il secondo di una serie di brani di Schmickler per percussioni basati su scale micro tonali. Un lavoro tematico sulla musica del secolo scorso con tema l’astronomia. All’interno del suo studio è stato proiettato un video in loop di due sue composizioni di musica elettronica: Bonner Durchmusterung (2009) e Particle / Matter-Wave / Energy (2020).
Per la sezione Letteratura Arne Rautenberg ha letto in lingua tedesca sei testi parlati, in cui il parlato e il suono sono in primo piano e non la semantica. In un’altra sala invece si possono portare via delle poesie appese. Olga Martynova ha presentato le poesie Sette Settine, una riflessione su Roma, scritte in italiano dall’autrice durante il suo periodo a Villa Massimo, declamate per l’occasione da Lorenzo Profita. L’autrice per la serata anche lettrice in lingua tedesca insieme a Lorenzo Profita in lingua italiana delle sette poesie: “Visi, da tutto ciò che accade”. Un progetto nato dopo un incontro con l’artista Elisa Montessori che ha creato sette disegni.
Il traduttore Moshe Kahn, attuale borsista insieme al poeta Vittorio Tamaro, hanno invece letto delle poesie di Paul Celan, sia in lingua tedesca che italiana, dal loro lavoro di revisione critica del poeta.