Turismo, crisi affitti e posti letto parlano gli extralberghieri

Riflettori accessi sulla crisi posti letto nelle città universitarie e case in affitto per le famiglie, ormai per lo più riconvertite in case per affitti brevi o B&B. Una scelta obbligata a causa della mancanza di lavoro e prodotta dalla crisi post pandemia e dalla guerra in Ucraina. Eventi che hanno fatto schizzare il costo anche dei beni alimentari di prima necessità e prodotto perdita di lavoro impoverendo la classe media.

Così, da giorni, ognuno si esprime sull’argomento sulla crisi degli affitti e sul ruolo degli extralberghieri.

Non bastano interventi tampone, serve un piano di investimenti che vada ad ampliare i posti degli studentati, anche riutilizzando immobili pubblici attualmente in disuso. Ad oggi solo il 5% degli studenti trova una risposta abitativa in queste strutture“, afferma Maria Cristina Pisani, presidente del Consiglio nazionale dei giovani.

Il tema – prosegue – della questione abitativa è per tutti i giovani cruciale. Il grido d’allarme che arriva dagli studenti purtroppo diventa ancora più intenso nel momento in cui le ragazze e i ragazzi devono affrontare la sfida del mercato del lavoro. La speranza di una vita autonoma, purtroppo, è diventata sempre più complessa“.

Dall’altra parte ci sono città in perenne overtourism e strutture extralberghiere che abbondano; talvolta senza autorizzazioni comunali o accreditamento da parte degli uffici regionali preposti.

E nel dibattito si inseriscono gli extralberghieri con Fare, la Federazione associazioni ricettività extralberghiera, ritenendo che polemiche di questi giorni, in particolare sugli affitti brevi, stiano generando un danno d’immagine per la categoria.

Tutto questo accanimento mediatico sta mettendo in cattiva luce il nostro paese, soprattutto all’estero dove l’Italia inizia a essere percepita come una meta non più in grado di garantire servizi di alta qualità – commenta Delia Di Maio presidente di Fare – Tutto questo clamore porterà delle spiacevoli conseguenze se continuerà a essere perpetrato con questa cadenza ormai giornaliera. Ci piacerebbe invece leggere articoli incentrati sul dibattito e il confronto con gli operatori, di tavoli sinergici, di soluzioni a eventuali problemi, di attività e iniziative che possano favorire la destagionalizzazione e una più equilibrata, per quanto possibile, gestione dei flussi turistici, di programmazione mirata a migliorare i servizi di trasporto nei periodi di maggiore richiesta”.

Invece no – conclude  Di Maio – continuiamo a leggere le stesse e oramai obsolete affermazioni sullo spopolamento dei centri storici, sui danni causati dall’overtourism, su come limitare le nuove forme ricettive che si sono sviluppate negli ultimi anni per adeguarsi ai cambiamenti delle preferenze dei viaggiatori che sempre più scelgono l’ospitalità familiare e le strutture extralberghiere in generale, arrivate già al 55% dei posti letto ufficiali in Italia. Imporre altre limitazioni, oltre quelle già vigenti, non porterà il viaggiatore a cambiare le proprie abitudini di viaggio. Il comparto extralberghiero è pronto a reagire velocemente ai paventati devastanti scenari per non distruggere l’economia circolare dei centri storici e dei piccoli borghi che naturalmente alimenta. Noi continueremo a fornire le migliori forme di ospitalità familiare di cui siamo capaci e a realizzare il sogno di un viaggio in Italia”.

Argomento su cui da Bergamo si è espressa anche Federalberghi che fa sempre in modo di tornare sull’argomento dell’abusivismo con dati alla mano.

“Sono superiori a 57 miliardi di euro i consumi turistici realizzati nel 2022 nei primi 500 comuni italiani a vocazione turistica, di cui l’88% (50,3 miliardi) relativi a presenze ufficiali e il 12% (6,8 miliardi) relativi a presenze non osservate“, si legge in una nota inviata alla stampa.

“I pernottamenti non rilevati, che rappresentano il 23,6% dei flussi turistici, generano solo l’11,9% dei consumi e, di conseguenza, un’analoga percentuale nella creazione di ricchezza e di occupazione”.
Dati che provengono da un rapporto presentato in occasione della 73a assemblea Federalberghi a BergamoBrescia Capitale italiana della cultura.
Abbiamo la responsabilità – afferma Bernabò Bocca, presidente nazionale di Federalberghi – di far capire quanto conta il turismo nel concreto della vita quotidiana di molte delle nostre comunità. Lo studio che presentiamo è ricco di informazioni, di valutazioni sui meccanismi economici che sovrintendono all’economia dell’ospitalità, di stime dei flussi che non sono ancora registrati nelle statistiche ufficiali”.
Lo studio, realizzato da Sociometrica, mette a confronto due modelli: il primo è fondato sull’ospitalità alberghiera, il secondo sulla commercializzazione delle case, con la modalità dei cosiddetti affitti brevi.
Entrambi i modelli hanno il fine di offrire ospitalità a chi pernotta in una destinazione turistica, ma le conseguenze economiche sono molto diverse, e talvolta opposte. Secondo le stime di Sociometrica, l’economia generata dalle presenze ufficiali copre un valore complessivo che riesce a finanziare oltre un milione di occupati, mentre l’economia fondata sulle presenze non registrate genera appena 137 mila posti di lavoro.
Altra polemica quotidiana quella che riguarda la mancanza di lavoratori stagionali.
A riguardo, esaustiva un’inchiesta di Charlotte Matteini pubblicata on line il 10 maggio su Today economia. “Mi sono finta cameriera: tutte le offerte da schiava che ho ricevuto” il titolo del reportage che dimostra cosa si nasconde dietro all’affermazione della mancanza di lavoratori stagionali: “giornate di lavoro infinite senza pausa, nessun riposo settimanale, stipendi da 4 euro all’ora”.
“Ho cercato un impiego per quest’estate: solo il 15% delle proposte era regolare”, denuncia Matteini.