Stenta la ripresa del turismo in Puglia: a 48 ore dal lungo ponte del 2 Giugno, “il quadro è desolante”, si legge in una nota di Aep, l’associazione che riunisce le strutture extralberghiere di Puglia.
Da Nord a Sud della regione affittacamere, case vacanza, B&B sono rimasti vuoti. E questo appare il trend per i mesi a venire a parte quello di agosto che, a differenza dell’era pre Covid non è ancora da “tutto esaurito” nonostante sui quotidiani si continui a leggere di comuni costieri e della Valle d’Itria presi d’assalto.
“Macché”, dice Antonella proprietaria di una struttura in grado di fare da location a cerimonie wedding in Valle d’Itria.
“A Monopoli, se vuoi lavorare, devi svendere le camere e siamo arrivati a prezzi ridicoli”, incalza Angela proprietaria di una casa torre adibita ad affitti brevi a Monopoli.
Una fotografia quindi ancora più drammatica se si considera che le località di mare, da sempre, hanno anticipato l’andamento della stagione estiva.
Proprio nell’ultimo fine settimana il direttivo di Aep ha visitato la costa garganica, adriatica, quella Jonico-salentina, l’hinterland, constatando ovunque l’assenza di turisti.
A creare incertezza motivi economici: dopo oltre un anno di pandemia il target di riferimento delle strutture extralberghiere ha meno disponibilità di danaro da spendere in viaggi, ma tanta voglia e bisogno di vacanza.
I tempi della campagna vaccinale, inoltre, suggeriscono di rimanere nel circondario di casa riducendo la possibilità di fare business con il turismo di prossimità.
Esaustivo un pezzo pubblicato lunedì 31 maggio sulla Gazzetta del Mezzogiorno dal titolo “Al mare vicino casa per un posto sicuro”, boom di abbonamenti negli stabilimenti baresi. Un trend esteso in un po’ tutta la regione.
“Il comparto ha paura perché non si intravede luce alla fine del tunnel – commenta
la presidente di Aep Cinzia Capozza – La nostra esperienza non è ascoltata. La nostra presenza non è rispettata. Le politiche istituzionali non tengono conto dei nostri numeri e della nostra conoscenza del mercato. Anche le politiche al ribasso delle strutture d’élite impongono il cosiddetto dumping, cioè la forzatura dei prezzi che riduce i ricavi. Se è vero che il turismo costituisce il 13% del Pil nazionale, senza considerare l’indotto, a noi sembra che le politiche per favorire la sua ripresa siano ancora blande se non addirittura inesistenti”.